"Dopo che ieri la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale il decreto sull'abolizione delle Province, porteremo domani in consiglio dei ministri un ddl costituzionale per abolirle". Così il ministro dei Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini ha annunciato l'iniziativa dell'esecutivo per superare lo stop della Consulta. Ma l'Unione delle province italiane non ci sta: "Inaccettabile". La Corte costituzionale avrà avuto le sue buone ragioni. Non per nulla molti davano per scontata la bocciatura sia della riforma delle Province contenuta nel decreto salva Italia, sia del successivo più morbido tentativo di riordino con l'accorpamento di alcuni enti.
La Consulta ha ritenuto illegittimo il ricorso al decreto legge per interventi di tale portata, visto che quello strumento dovrebbe essere limitato ai casi di straordinaria necessità e urgenza.Per avere una più completa conoscenza delle motivazioni bisognerà aspettare il deposito della sentenza. Certo, una riforma come l'abolizione delle Province, che doveva essere fatta più di 40 anni fa contestualmente alla nascita delle Regioni, non poteva essere ritenuta tanto impellente da giustificare un decreto. Anche se forse sarebbe il caso di ricordare il contesto in cui il decreto salva Italia vide la luce. C'era appunto, da salvare il Paese che in quel momento si trovava in una situazione così difficile da dover affidare il proprio destino a un governo tecnico. Secondo i giudici di Palazzo dei Marescialli l'abolizione delle Province non è materia da disciplinare con decreto legge. Quindi il no dei giudici è di metodo e contesta il ricorso al decreto legge varato a suo tempo dal governo Monti. "Il decreto legge - ha sentenziato la Consulta - atto destinato a fronteggiare casi straordinari di necessità e urgenza è strumento normativo non utilizzabile per realizzare una riforma organica e di sistema quale quella prevista dalle norme censurate nel presente giudizio". Per questo il governo ha deciso di intervenire modificando la Costituzione.
giovedì 4 luglio 2013
mercoledì 3 luglio 2013
Renzi attacca i 'capicorrente' del Pd "Contro di me tiro al piccione, non ci sto"
Non ha intenzione di chiedere il permesso a nessuno, tantomeno ai capicorrente: se Matteo Renzi deciderà di candidarsi, lo farà, afferma, mantenendo "la freschezza e la serenità di chi crede che la parola leggerezza in politica sia un valore". Ma, soprattutto, non vuole essere più trattato da "bambino bizzoso cui si promette la caramella se non piange". «In privato tutti mi dicono: Matteo, stai buono, ti facciamo fare il candidato premier. Stai buono, che poi tocca a te. Insomma: un bambino bizzoso cui si promette la caramella se non piange. Signori, conosco il giochino: i capicorrente romani prediligono lo sport del tiro al piccione. E io sinceramente non ho molta voglia di fare il piccione». Così il sindaco di Firenze Matteo Renzi si sfoga tornando a scrivere le sue E-news. «Ho l'impressione che non mi conoscano un granché. Io faccio una battaglia se voglio affermare un'idea, non se devo ambire ad una poltrona. La poltrona al massimo è strumentale alla realizzazione dell'idea, non è il contrario», ha assicurato. E poi l'annuncio: «Quello che faremo, sia che ci candidiamo sia che non ci candidiamo, lo faremo come sempre senza chiedere il permesso ai capicorrente. E senza perdere la freschezza e la serenità di chi crede che la parola leggerezza in politica sia un valore». Il sindaco di Firenze affida alla newsletter che invia ai suoi sostenitori l'ultimo sfogo, dopo che anche Massimo D'Alema si è schierato dalla parte di quanti (dai bersaniani a Cuperlo, da Fassina a Epifani), all'interno del Pd, sostengono che le cariche di segretario del partito e candidato premier debbano essere separate, sostenendo che non si possano creare regole ad hoc per Renzi: "Lo Statuto del partito lo abbiamo derogato per lui...mica possiamo sempre usare le regole per Renzi", aveva detto ieri e in serata, intervenendo al Tg1, ha invitato Renzi a evitare di candidarsi alla segreteria del Pd e ad aspettare le primarie per il candidato premier delle prossime elezioni: "Renzi ha detto tante volte che lui vuole essere la persona che si candida a guidare il centrosinistra alle prossime elezioni: aspetti le primarie per il leader del centrosinistra e ci consenta di eleggere il segretario. Altrimenti rischiamo di logorare un buon candidato e di eleggere un cattivo segretario".
Iscriviti a:
Commenti (Atom)
