Per molti cittadini sarebbe una liberazione. Per molti economisti una catastrofe. Grillo ne ha parlato ma non ha avanzato proposte concrete. E' il referendum sull'euro. Se il Movimento 5 Stelle ne ha fatto uno slogan, la Lega Nord ne ha fatto una proposta di legge. Spulciando tra i ddl del Senato, ci s'imbatte nel numero 545, depositato a Palazzo Madama lo scorso 11 aprile e annunciato in aula il 16 aprile.
Si tratta di due sole righe che mirano a modificare un articolo della Costituzione: "All'articolo 75, sostituire il comma 2 con il seguente: 'Non è ammesso il referendum per le leggi di bilancio, di amnistia e di indulto". Cosa c'entra con l'euro? Rispetto all'articolo attualmente in vigore, scompare un solo passaggio: il divieto di indire referendum per la "ratifica di trattati internazionali". Come l'accordo che ha dato vita all'euro e, in generale, gli accord
Se si vuole pensare di portare i cittadini a decidere sull'euro, però, è l'unica strada possibile. La sola che darebbe la stura a un referendum. Una parola, referendum, che non compare nel ddl 545. Compare in un disegno di legge firmato dal parlamentare leghista Giancarlo Giorgetti e depositato appena 5 giorni dopo la registrazione del progetto di revisione costituzionale. Il testo chiede all'Ue di andare oltre una mera "area monetaria" e di limitare "la permanenza nell'euro ai territori che hanno conseguito l'equilibrio tra entrate e spese del proprio bilancio". Un sogno alla tedesca. Ma il referendum chiede soprattutto ai cittadini di dire sì o no alla modifica costituzionale che aprirebbe a un referendum sull'euro. Insomma, una sorta di referendum sul referendum.
L'iniziativa popolare numero 545 e la proposta di legge Giorgetti, quindi, sono due strade che portano allo stesso obiettivo: permettere direttamente ai cittadini di bocciare, di volta in volta, quanto imposto da Bruxelles.Moneta unica compresa.
Fonte: Paolo Fiore

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