Taciturno e distaccato dalla vita esterna negli ultimi tempi. Lui grande tessitore dei rapporti con l'oltretevere “si mostrò sorpreso dall'avvicendamento alla guida del Vaticano”. Un uomo stanco quello descritto nella parole di chi ne conosceva gli intimi pensieri. “Da quando un anno fa si era aggravata la sua condizione gli portavo la comunione a casa ogni sabato mattina, e lo trovavo sempre sulla sua poltroncina a rotelle, dove dopo la comunione usava salutarmi con le parole 'grazie, il signore la benedica' – si confida Don Luigi – appena due giorni fa l'ho trovato però più stanco e sofferente del solito”. Giulio Andreotti soffriva da tempo di una insufficienza respiratoria che lo ha sfiancato.
“Fino ad un anno fa veniva in chiesa tutti i giorni. Era un rito – ricorda il parroco – arriva la mattina alle 7.30 e si sedeva al secondo banchetto, il suo banchetto. Poi si alzava e leggeva la lettura del giorno prima che iniziasse la messa. E dopo la comunione restava a lungo in ringraziamento”.
Nessun segreto nascosto in confessionale: “Non parlava mai di politica, ma dei suoi tormenti personali. Era una presenza discreta e umile qui in parrocchia, quasi nascosta, ma allo stesso tempo era un uomo generoso, accogliente e disponibile. Tutte le mattine uno stuolo di poveretti lo aspettava davanti al portone per capire se si sarebbe incamminato a piede verso la chiesa di san Giovanni, appena dietro l'angolo, e se si sarebbe fatto accompagnare in macchina fino alla chiesa del Gesù. E lo seguivano aspettando la busta che lui era solito dare, ogni giorno”.

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